mercoledì 14 settembre 2011

Assassino di bellezza


Un mondo senza armi è un bel sogno, diventato ridicolo al giorno d'oggi. È diventata ridicola la bellezza, umiliata da finti archetipi da consumare in fretta, al tempo della masturbazione di un adolescente brufoloso. Pensare al bello è da stupidi, in un mondo abbrutito e imbruttito. -Ma dove sono le chiavi della macchina?- Oggi ho un importante appuntamento con la storia, per cominciare a ricostruire una cultura della bellezza dovrò scendere prima nell'abisso del male. Tutto ciò sarà impossibile se non trovo quelle maledette chiavi.
Come siamo arrivati al punto di vergognarci dei nostri sogni, se questi non includono soldi facili e potere? Perché sono costretto a partecipare a conversazioni che mi lasciano impietrito?
-Non accetto di lavorare per potermi soltanto mantenere, devo poter togliermi delle soddisfazioni: comprare delle scarpe nuove quando voglio, un bel vestito...-
Questo pensano i miei coetanei, uomini e donne, che le soddisfazioni siano proporzionali alle scarpe che possiedi. Discorsi di questo tenore mi portano irrimediabilmente ad agguantare il primo alcolico che mi trovo sotto mano. Finalmente ho trovato le chiavi!
Chiamo chi devo chiamare e gli confermo che faremo tutto come previsto. Salgo in macchina, accendo lo stereo e parto. Se esiste il diavolo, stanotte impallidirà.
Giro un po' a vuoto per le strade deserte; le fermate del bus e le pompe di benzina sono ancora dominio delle puttane, che aspettano il prossimo cliente sperando che non sia un pazzo maniaco. Ci sono delle ragazze bellissime ai bordi delle strade, belle come quelle che popolano la televisione, soltanto meno fortunate. Mi fermo a guardarne una in particolare, bella da togliere il fiato. Se da qui passasse qualche pezzo grosso, forse la sua vita cambierebbe: continuerebbe a vendersi ma otterrebbe il rispetto e l'invidia di molti. Adesso deve accontentarsi del disprezzo. Capisce che non sono un potenziale cliente e mi sorride, le faccio un cenno con la mano e vado via, cercando di imprimere bene nel mio cervello quell'istante in cui la bellezza ha trionfato su tutto.
Parcheggio lungo una strada stretta e deserta, scendo e prendo nel portabagagli il necessario per il viaggio all'inferno. La macchina che aspetto si affianca alla mia dopo pochi secondi, salgo e andiamo via lentamente.
-Tutto bene?-
-Si-
Il dialogo è tutto qui, siamo troppo concentrati su quello che dobbiamo fare. Le prime luci dell'alba rischiarano la città pigra, i rombi dei motori la svegliano bruscamente. La notte si porta via ciò che rimane di bello al mondo e quando calerà nuovamente probabilmente non sarà sufficiente a riparare ai danni che stiamo per fare. L'eccitazione comincia a salire, mi sudano le mani, ma apparentemente sono calmissimo. Il mio autista è invece visibilmente teso. Lo guardo cercando di rassicurarlo, ma il sorrisetto con cui mi risponde non è per niente rassicurante. Ma ormai il dado è tratto, siamo arrivati. Non resta che aspettare.
Come ci sono arrivato a questo punto? Che ne è del progetto del bar in Costarica? Cazzo, cazzo, vaffanculo. Non il mio pensiero migliore, ma è tutto quello che riesce a partorire il mio cervello. Mancano due minuti all'ora X, la famosa ora X. Saranno i due minuti più lunghi di tutta la mia esistenza. Controllo che tutto sia a posto, non vorrei aver lasciato qualcosa nel portabagagli. Tutto ok. Ripenso alla mia adolescenza, quando il futuro sembrava talmente lontano da apparire inverosimile; invece si è fatto sempre più vicino, e alla fine ci siamo incontrati. Non è stato un incontro piacevole, ma ormai non posso fare altro che affrontarlo come so. Dimenticandomi della bellezza.
Arriviamo dove dovevamo arrivare quando manca un minuto al nostro appuntamento. Siamo entrambi nervosi, il mio compagno sta per accendersi una sigaretta, faccio appena in tempo a fermarlo prima che rischi di farci saltare in aria. Dal suo sguardo non capisco se è incazzato per la sigaretta sprecata o mi è grato per aver evitato che i nostri corpi si sbriciolassero in coriandoli sanguinanti. Forse, come si dice, la verità sta nel mezzo. Una delle frasi più idiote mai partorite da mente umana, ma la lista è lunga e in meno di un minuto è meglio pensare ad altro.
Piazziamo il materiale dove previsto, secondo il timer mancano 30 secondi al grande bum. Ho un attimo di esitazione, la tentazione di spegnere tutto ed andare a fare colazione nel primo bar aperto. Per quale motivo dovrei assumermi io la responsabilità di questa azione? La risposta è ovvia: altrimenti non lo farebbe nessuno. Allora penso alle facce delle persone quando sapranno quanto abbiamo fatto e tanto basta a dissipare i dubbi. Ci allontaniamo velocemente mentre visualizzo mentalmente un timer che scandisce gli ultimi secondi. 10...9... Come capodanno, soltanto che il botto sarà molto più potente.
A due secondi dal botto inciampo nel mio abito talare e mentre cado sento l'esplosione: lo spostamento d'aria mi investe con forza, finisco col rotolare per qualche metro mentre il mio compagno non è altrettanto fortunato. Mi sento in colpa per non avergli concesso quell'ultima sigaretta, ma ormai quel che è fatto è fatto. Ho distrutto la bellezza di San Pietro, la magnificenza della cappella Sistina, la sapienza del papa. Ho brutalizzato la bellezza, così come quel prete in seminario ha umiliato per anni la mia esistenza di fanciullo. Se c'è un dio mi darà ragione, se non lo farà niente sarà peggio di quelle notti passate con il ciccione occupato a godere dei miei orifizi. Buffo penso, l'onnipotente battuto da un ciccione malato ed eternamente sudaticcio.

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